lunedì 13 giugno 2011

Fiammella-I

-C'era una volta in un regno incantato...
-Un hobbit !-diranno i miei venticinque lettori.
-No, miei cari, avete sbagliato.C'era una volta una fatina di nome Fiammella, e questa è la sua storia...
                           
                                                                       §
 
                                                           Fuori dal coro

" Ma dov'è... dove diamine, diamine s'è cacciata?! "
Torri di pergamene e papiri crollavano, polveri d'ogni colore dell'arcobaleno s'alzavano, mentre Lyla svolazzava sopra le teste delle solerti fate-alchimiste.
Non una fra loro, comunque, interruppe il loro lavoro o commentarono l'apparire d'una fata madrina là, fra le volte del Laboratorio: rimasero chine sui loro banconi carichi di alambicchi, provette, polveri, mortai ed ogni tipo di straordinario marchingegno e, se se n'alzavano per raccattare qualcuno dei fogli caduti, non mancavano di chinarsi deferenti verso la figura in azzurro cenere che troneggiava sulle loro teste.
Con uno sbuffo, alla fine si fermò sopra  un bancone: nubi e nubi di polvere d'unicorno colorarono l'aria di blu.
" Calandrina, tu mica hai visto..."
La fata non issò neppure gli occhi dal mortaio.
" ...Fiammella? Mi dispiace, signora madrina, ma dal canto del gallo in poi è semplicemente sparita-"
" Oh, dannazione!  E adesso dove vado a pescarla? Mille grazie comunque, cara..."
Passò oltre; ma non il tempo d'uno starnuto, e Lyla la Madrina tornò sul suo cammino-anzi, sul suo frullare d'ali.
"Aspetta un momento, mia cara, ma tu come facevi già a sapere che cercavo proprio lei? "
Stavolta la fatina issò gli occhi: anche da dietro gli occhialoni impolverati d'unicorno, se ne poteva intuire la luce divertita nel suo sguardo.
" Chi altre, fra noi, è assente ad ogni appello?"
La bacchetta in salice scricchiolò fra le dita della fata madrina.

                                                                              -

Chiunque avesse aguzzato la vista fra le prime ombre della sera avrebbe visto comparire, fra le scintille verdognole delle lucciole in amore, anche un'altra luce, stavolta rossa di fiamma; fu verso quella fiamma che si diresse la fata madrina, divorando il giardino del castello ad ampi battiti.
"Eccoti, eccoti!Tutto il giorno che ti cerco! Ah, birbante! "
La brace dell'erba pipa illuminò un volto diafano, indifferente.
"Ah, così mi cercavate..."
A quelle parole il volto della fata divenne un peperone congestionato di rabbia.
" Come...osiii? Sei uccel di bosco da tutta la giornata, e mi rispondi anche così !? Sai da quanto manchi da una missione? Due mesi, due! Ai miei tempi sarebbero state nerbate...!"
Fiammella rimase seduta sotto il salice, mentre il suo sguardo fissava a turno le lucciole, le siepi di baincospino intorno al laghetto, i pinnacoli del castello illuminati dalla luna-ma mai la figura ululante che aveva davanti a sé.
Aspirata l'ultima boccata, gli piantò gli occhi in volto e gli rispose.
" Ai vostri tempi, signora madrina, non esistevano nemmeno i piscialetto a cui dovrei pulire il moccio-"
Un attimo, e la bacchetta guizzò in mano alla madrina.
" Astrapé !"
" Profylaxis !"
Il lampo azzurro sprigionatosi dalla bacchetta fu deviato da un altro lampo di eguale potenza -andarono a morire assieme contro le acque dello stagno.
Una colonna d'acqua e vapore s'alzò all'istante, mentre le esplosione fece tremare le grandi vetrate del Salone fra le grida e le strilla di chi era nel castello.
" Un attacco! Un attacco!"
" Chi, i nani?"
"Ma che succede?!"
Decine di occhi corsero alle finestre, e di là al giardino, dove due sagome, zuppe sino al midollo, restituirono lo sguardo-facile individuare le colpevoli di tanto sfacelo.
" Madrina Lyla! Fata Fiammella! "
Grave come un trombone, una voce gridò.
" Presentatevi nella Sala delle Udienze...ORA !"
Lyla, sotto la luce argentea della luna, diventò più pallida di quanto già non la facesse la paura.
Fiammella, a sua volta, rise ed indicò il cappello a punta della madrina.
"Ehi, davvero bello il vostro nuovo fregio...!"
Sulle prima la fata non diede per inteso: poi, quando sentì gracidare da in cima alla testa, capì.
Digrignò i denti e stritolò la ranocchia in pugno, come la ebbe fra le mani.
"Pyr!"
Un colpo di bacchetta, e l'incolpevole bestia divenne cenere.

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