mercoledì 29 giugno 2011

Fiammella-III

                                                      
                                                      Fine pena mai(?)

" La tua cena..."
Fiammella alzò gli occhi verso il vassoio appena passato dal bugigattolo: una poltiglia giallognola ed un bicchiere d'acqua, e morta lì. Si rigirò sul suo pagliericcio, dando le spalle a quello ed alla secondina, invisibile dietro il massiccio portone in legno.
"Non ho fame..."
Aveva appena appena detto queste parole che il suo stomaco esplose in un ruggito tale da far tremare la lanterna in diaspro appesa sopra di lei.
Ed ancora tintinnarono i vetri, stavolta per le risate al di là della porta.
" Non mi pare che la tua pancia la pensi allo stesso modo - vero, cara? "
La odiò.
La odiava, se possibile, più della panca dove passava quell'eterno crepuscolo che erano diventate per lei il giorno e la notte; più della finestrella, su, su in cima, una bocca di forno col caldo ed una ghiacciaia col freddo;  più delle quattro mura sbrecciate che erano il suo orizzonte da...da...
Si bloccò a mezza strada fra la panca e il vassoio : da quanto era là?
Un secco richiamo disperse i suoi pensieri.
" Avanti! Ho un'intera ala che aspetta la cena, e non i comodi tuoi! Sù, forza !"
Strinse i pugni, fino a farsi diventare le nocche bianche, fino a sentirsi artigliare le palme, fino a lacrimare dal dolore, mentre tutto il sangue che non sentiva sgocciolargli fra le mani le montava in testa. Da quanto era là? Abbastanza per voler far crollare quella dannata torre mattone per mattone, trave per trave- fosse anche sulla sua testa!
" Anoìghe!"
Sibilò in risposta. Ora l'avrebbe vista, quella strega, quel gramolino in veste di fata!
Sarebbe uscita di lì; le avrebbe strappato la bacchetta di mano; le avrebbe piantato le unghie sul volto;  le avrebbe strappato tutti i capelli;  e poi... e poi... e poi!
" Anoìghe...!"
Ancora una volta- ma i cardini non ne vollero proprio sapere di ruotare. Fiammella, allora,  si gettò a terra con uno sbuffo; si fece piccina picciò, battendo i pugnetti contro il pavimento sberciato; si rannicchiò, infine, sulla nuda pietra, la testa fra le gambe.
" Iiihihi..."
Avrebbero mosso a pietà un sasso i suoi lamenti, che echeggiarono fra le cupe pietre della sua cella.
" Puoi anche cantarla in rima quella formula, tanto lo sai meglio di me che non ti serve a niente..."
Avrebbero mosso a pietà un sasso, ma non il cristallo di rocca che batteva nel petto della fatina guardiana. La risposta di Fiammella non tardò ad arrivare: il vassoio della cena s'infranse contro il portone, accompagnato da imprecazioni e male parole.
 " Mai, mai...MAI! Ci posso anche morire mangiata dai topi qui dentro, ma indietro non ci torno... me ne frego !"
Uno scatto metallico, e l''occhio della guardiana si sporse dalla feritoia per guardare il malinconico tappeto di maccheroni sulla soglia.  Glielo strizzò, come in segno d'intesa.
"Continua così, cara, ed i topi avranno poco di cui festeggiare..."


sabato 18 giugno 2011

Fiammella-II

                                                   Al cospetto di Sua Maestà

Le fatine corazziere, come le videro, scattarono meccanicamente sugli attenti: buffe pavoncelle che s'atteggiavano a guerrieri, nei loro gonnellini trapuntati in piume di cincia, nei loro mantelli di porpora e nei loro elmi, col pennacchio di peli in ermellino che ora su d'un occhio, ora su d'un altro.
Ma di tutto avevano voglia, la madrina e Fiammella, fuorché di riderne.
" Anoìghete !"
A quel secco comando le porte in madreperla si spalancarono con un sordo clangore, mentre le armigere si spostavano di lato-semplice gesto di cortesia, ché nel varco avrebbe potuto passarci in tutta comodità un elefante del nostro mondo.
"Venitemi  innanzi, orsù! Son qui che v'attendo... kleiete!"
L'avesse portata con lo strascico, e non sopra il ginocchio come piaceva a lei, la nostra fatina si sarebbe chiusa la gonna fra le ante, tanto svelte si serrano alle loro spalle.
Ora c'era solo buio davanti a loro, squarciato qui e là dalla luce della Luna che si rifrangeva sui marmi lucidi di secoli delle colonne, e  solo la fioca luce d'una lampada permetteva di vedere qualcosa che non fosse una foresta di colonne, illuminando una seggiola in mogano, trapuntata di velluto e bordata d'oro zecchino.
Il Trono delle Fate.
" Innanzi, v'ho detto...!"
Tutto era, quella voce che spuntò dalle tenebre, tranne che accomodante, e Lylia accelerò  verso il trono; o meglio, fu quel che fece per due o tre passi, almeno sinché non cadde bocconi per terra, tradita dalla gonna che a lei sì che s'era chiusa fra le porte!
" Leghe!"
Un tocco di bacchetta; gli occhialettti pince-nez della madrina, dal pavimento su cui erano caduti insieme alla loro padrona, passarono così in mano a Fiammella.
"Tenete..."
Fece, porgendogli.
Anche nell'oscurità, poté indovinare la curiosità che le si disegnò in volto, spalancandogli occhi e bocca.
" Oh, bé, grazie tante, Fia-"
Si bloccò a mezzo della frase, mentre d'improvviso la nostra fatina la vide drizzarsi sull'attenti, legnosa come un burattino e tendere il braccio in segno di saluto verso quello che sembrava una macchia rossa, che dal Trono si dirigeva a grandi passi verso di loro.
"Ave a voi, o mia Regina!"
Ululò Lylia.

                                                                            -

La macchia rossa che spuntava nel buio altro non era che il damasco scarlatto dell'abito della Regina: già di per sé una sciccheria, era impreziosita da una fitta ragnatela d'oro, che lo ricopriva sulla gonna, sul busto e sulle maniche, come lo zucchero a velo su di una torta, da cui pendevano a sua volta  lucenti perle del Mare degli Elfi.
Solo il suo volto rimaneva in ombra, ma bastava il fiammeggiare inquieto delle sue pupille nelle tenebre per far capire alle due che fosse meglio così....
" Fòs!"
Dalla regale bacchetta in argento della Regina piovve sulle torcie della sala un fiume di scintille e d'un tratto, in un crepitare generale che ricordò loro un incendio in una foresta, tutte s'accesero.
Ora sì che potevano vederla bene in volto: ricordava un mastino,  e come un mastino ringhiò nel rivolgersi a loro.
" Han anticipato i fuochi per la Festa della Mietitura, per quanto m'è parso, e di parecchio..."
La Regina gettò là quella battuta, tanto gelida che ogni sua parola era scolpita nel ghiaccio perenne delle Montagne dei Coboldi, e neppure fece a tempo a terminarla, primaché la madrina si gettasse in lacrime ai suoi piedi.
" Perdono!Oh, perdono! Tutte le scuse di quest'Universo, o mia Regina..."
"Una sola m'è bastevole, suddita, qualora ti vengan dal cuore..."
" Lo sono, lo sono..."
D'un tratto, si riscosse dai suoi singhiozzi; si drizzò in piedi; con un ruggito puntò l'indice verso Fiammella.
" Lei è stata...è stata lei! Mai mi sarei permessa di perturbare la quiete del nostro castello, di usare un Incantesimo Proibito violando le nostre sacre leggi, di scomodare soprattutto Vostra Eccelenza, mai!, se lei non m'avesse esasperato sino a tal segno! E' una peste: fuma, beve, s'imbosca ogni volta ci sia da fare una missione... ha messo piede una sola volta nel Mondo degli Umani, e solo per tornarsene con quell'abbigliamento con cui osa comparire davanti a Vostra Magnificienza da perfetta scostumata! Avanti così, e le squallide Terre dei Gobbolini diventeranno il paese del latte e del miele rispetto a noi !!!"
La Regina assentì.
"Non credere di svelarmi qualche cosa a me sconosciuta..."
La "pietra dello scandalo", dal canto suo, le guardava appoggiata ad una colonna, mentre s'aggiustava l'orlo della minigonna che continuva a salirle sopra la coscia.
Soltanto allora parve accorgersi dei gravi sguardi che le puntavano addosso; sorrise.
" Avete finito?"
La madrina riscoppiò a piangere.
" O Dei, riservateci un'invasione di Nani, ma non un momento di più a fianco di questa sciagura! Disgraziata, tu...tu..."
La Regina levò il suo scettro.
" Bene così, suddita Lylia, ma or compete a me di-"
" Tu, rovina del Regno delle Fate, schiuma del Mare degli Elfi, fango della Palude dei Gramolini...."
" Lylia, contegno, in nome degli Dei!"
Per tutta risposta  la madrina si rivolse anche verso di lei, sibilando a brutto muso quattro parole che non avrebbe mai e poi mai neanche dovuto pensare.
" Chiudete quella ciabatta, stregaccia!"
Si sarebbe sentito il sospiro d'un moscerino nella coltre di silenzio che avvolse la Sala, mentre persino Fiammella smise d'aggiustarsi il bustino e guardò verso la Madrina ad occhi sbarrati: costei si premeva le mani contro la bocca.
Troppo tardi.
" Siga !"
Dallo scettro della Regina eruppe un lampo blu; come colpì la Madrina in faccia, le sue labbra si serrarono in un unico lembo.
Nei suoi occhi esplose l'urlo che la sua gola non poteva più lanciare.
" Nghh...Mghhh..."
Quanto alla Regina, abbassò lo scettro e si chinò verso quel fagotto borbottante, che batteva i pugni, lacrimando come un frugoletto che non abbia altro modo per farsi capire dalla mamma... e così in effetti era!
" Non ti peritar, mia suddita, ché t'affrancherò da cotesta tua fattura primaché tu possa morirne di inedia..."
L'aggiunta giunse gelida come una brezza di tramontana.
"Sempre che ciò m'aggradi, naturalmente...QUANTO A TE-!"
Le urla agonizzanti d'un drago, quando la lancia d'un cavaliere ne abbia superato le scaglie e gli si sia conficcata in cuore, era il canto d'una ninfa in amore a paragone del tono con cui si rivolse alla nostra eroina, che alzò la testa.
"Quanto a me...?"
Dalla sua gola, mentre parlava alla Regina, voleva uscire il ruggito d'una tigre: ne uscì, per quanti sforzi facesse, il miagolìo d'un micino.
" Un dragone non può aggiogarsi ad un aratro, un ippogrifo non può nuotar scherzando fra le onde ed  un basilisco non può specchiarsi... t'è invero palese tutto ciò?"
Fiammeggiavano i suoi occhi, mentre parlava a Fiammella, come se quel fuoco volesse inghiottire la loro omonima.
"Sì..."
La Regina sorrise in segno di trionfo.
Ma Fiammella non aveva ancora finito.
" Sì, mia Regina, ma sapppiate che della mia vita, della mia vita immortale da fatina, non voglio perdere mank' un istante a pulire il moccio d'un piccolo imbecille, figlio di piccoli imbecilli e nipote di piccoli imbecilli, destinato ad ingrassare i vermi!"
Stavolta fu Fiammella a sorridere, anche se le sue labbra furono scosse da un tremito e la sua voce s'impuntò mentre glielo risillabava per maggiore chiarezza.
"Manco-un-istante!"
Stritolando lo scettro in mano, fino ad incurvarlo, la Regina spalancò la bocca, pronta ad ululare un altro terribile incantesimo.
Lei chiuse gli occhi.

                               Castel Arenfels,  Il Castello delle Fatine nella nostra storia...

lunedì 13 giugno 2011

Fiammella-I

-C'era una volta in un regno incantato...
-Un hobbit !-diranno i miei venticinque lettori.
-No, miei cari, avete sbagliato.C'era una volta una fatina di nome Fiammella, e questa è la sua storia...
                           
                                                                       §
 
                                                           Fuori dal coro

" Ma dov'è... dove diamine, diamine s'è cacciata?! "
Torri di pergamene e papiri crollavano, polveri d'ogni colore dell'arcobaleno s'alzavano, mentre Lyla svolazzava sopra le teste delle solerti fate-alchimiste.
Non una fra loro, comunque, interruppe il loro lavoro o commentarono l'apparire d'una fata madrina là, fra le volte del Laboratorio: rimasero chine sui loro banconi carichi di alambicchi, provette, polveri, mortai ed ogni tipo di straordinario marchingegno e, se se n'alzavano per raccattare qualcuno dei fogli caduti, non mancavano di chinarsi deferenti verso la figura in azzurro cenere che troneggiava sulle loro teste.
Con uno sbuffo, alla fine si fermò sopra  un bancone: nubi e nubi di polvere d'unicorno colorarono l'aria di blu.
" Calandrina, tu mica hai visto..."
La fata non issò neppure gli occhi dal mortaio.
" ...Fiammella? Mi dispiace, signora madrina, ma dal canto del gallo in poi è semplicemente sparita-"
" Oh, dannazione!  E adesso dove vado a pescarla? Mille grazie comunque, cara..."
Passò oltre; ma non il tempo d'uno starnuto, e Lyla la Madrina tornò sul suo cammino-anzi, sul suo frullare d'ali.
"Aspetta un momento, mia cara, ma tu come facevi già a sapere che cercavo proprio lei? "
Stavolta la fatina issò gli occhi: anche da dietro gli occhialoni impolverati d'unicorno, se ne poteva intuire la luce divertita nel suo sguardo.
" Chi altre, fra noi, è assente ad ogni appello?"
La bacchetta in salice scricchiolò fra le dita della fata madrina.

                                                                              -

Chiunque avesse aguzzato la vista fra le prime ombre della sera avrebbe visto comparire, fra le scintille verdognole delle lucciole in amore, anche un'altra luce, stavolta rossa di fiamma; fu verso quella fiamma che si diresse la fata madrina, divorando il giardino del castello ad ampi battiti.
"Eccoti, eccoti!Tutto il giorno che ti cerco! Ah, birbante! "
La brace dell'erba pipa illuminò un volto diafano, indifferente.
"Ah, così mi cercavate..."
A quelle parole il volto della fata divenne un peperone congestionato di rabbia.
" Come...osiii? Sei uccel di bosco da tutta la giornata, e mi rispondi anche così !? Sai da quanto manchi da una missione? Due mesi, due! Ai miei tempi sarebbero state nerbate...!"
Fiammella rimase seduta sotto il salice, mentre il suo sguardo fissava a turno le lucciole, le siepi di baincospino intorno al laghetto, i pinnacoli del castello illuminati dalla luna-ma mai la figura ululante che aveva davanti a sé.
Aspirata l'ultima boccata, gli piantò gli occhi in volto e gli rispose.
" Ai vostri tempi, signora madrina, non esistevano nemmeno i piscialetto a cui dovrei pulire il moccio-"
Un attimo, e la bacchetta guizzò in mano alla madrina.
" Astrapé !"
" Profylaxis !"
Il lampo azzurro sprigionatosi dalla bacchetta fu deviato da un altro lampo di eguale potenza -andarono a morire assieme contro le acque dello stagno.
Una colonna d'acqua e vapore s'alzò all'istante, mentre le esplosione fece tremare le grandi vetrate del Salone fra le grida e le strilla di chi era nel castello.
" Un attacco! Un attacco!"
" Chi, i nani?"
"Ma che succede?!"
Decine di occhi corsero alle finestre, e di là al giardino, dove due sagome, zuppe sino al midollo, restituirono lo sguardo-facile individuare le colpevoli di tanto sfacelo.
" Madrina Lyla! Fata Fiammella! "
Grave come un trombone, una voce gridò.
" Presentatevi nella Sala delle Udienze...ORA !"
Lyla, sotto la luce argentea della luna, diventò più pallida di quanto già non la facesse la paura.
Fiammella, a sua volta, rise ed indicò il cappello a punta della madrina.
"Ehi, davvero bello il vostro nuovo fregio...!"
Sulle prima la fata non diede per inteso: poi, quando sentì gracidare da in cima alla testa, capì.
Digrignò i denti e stritolò la ranocchia in pugno, come la ebbe fra le mani.
"Pyr!"
Un colpo di bacchetta, e l'incolpevole bestia divenne cenere.

mercoledì 8 giugno 2011

I've come back

Una pausa caffé da quattro mesi( e qualche giorno).
Occhei, come battuta fa tanto Sitcom-Americana-Da-Battuta-Preregistrata, lo so, ma che altro dire?
Ah, sì, che purtroppo( o per fortuna) non siamo in "Matrix": qui fuori scorre una cosetta chiamata Vita Reale, quella stessa cosa che a volte rompe gli argini e sommerge i tuoi castelli  in aria con valanghe di roba marrone, non esattamente profumante di mughetto.
                                                         
                                                                    Problems, Neo?

Il superarticolo sulle militaria è destinato a tempi migliori-se mai verranno: preferisco dedicare questo spazio, invece, ai miei due centesimi.
No, niente sparate sul governo ladro, le mutande pazze di quello o di quell'altro e di chi schiera in campo il Pizzighetone F.C., perché qui Italia abbiamo una cosa chiamata bar-sport che già assolve bene questo compito.
I miei due centesimi saranno i romanzi, i racconti e le novelle, da tempo immemorabile cacciate in fondo ad un cassetto con il cartellino "Cose da fare"(mai, dovrei aggiungerci a penna): saranno tirati fuori ed esposti al vostro giudizio.
Ovviamente sarà clemente, vero?
^_^

                                                 La risposta della folla alla mia domanda

Anticipazioni: uno dei primi racconti sarà "Oedipus", un wannabe partecipante al concorso del Duca.
I casi della vita, ahimé, hanno deciso altrimenti...

Stay tuned for other posts!

                                                 Anche il legittimo proprietario della frase 
                                                usata è tornato tornata tornatum, ma da
                                                Casablanca...