sabato 25 dicembre 2010

Sotto l'albero: il mestiere invisibile

Buon Natale!
Mentre scrivo queste righe, ciascuno di voi starà digerendo, arrotolato sul divano a mò di pitone,i bagordi delle feste, e fra π cravatte, dopobarba, maglioncini ed altra roba riciclata e\o sottratta ai bidoni della Caritas, faranno bella mostra di sé il reGGalo inteliGGente: i libri.
Certo, se vi hanno regalato l' ultima perla della Grande Letteratura Italiana, od il classico Romanzo Da Adolescenti se rientrate nella sfortunata fascia di lettori 10-25( aka " la pattumiera degl'editori") od il malefico Bestseller-Americano-Che-Vai-Sul-Sicuro, non credo che siano esattamente lodi quelle che state elevando a Chi è nato in questo giorno, mentre sfogliate pagine su pagine di PdV che saltabeccano leggiadri da un personaggio all'altro, dialoghi alla pene di canide, personaggi presi direttamente dall'hard discount dello stereotipo e le altre piacevolezze su cui i nostri critici letterarj glissano amabilmente, se al momento della recensione è avvenuto questo dialogo...

CRITICO-Il romanzo XYZ è un tema delle Elementari scritto da un bambino speciale! Ma chi è il cretino che l'ha fatto avere sulla mia scrivania?
CAPOREDATTORE-Veramente, l'hanno spedito direttamente dalla nostra casa editrice...
CRITICO-(gocciolone sulla fronte)Ah...eh, ma anche i temi dei bambini speciali sanno essere piacevoli... 10+!

Ma oltre a loro, potete "ringraziare" un'altra categoria: gli editors.
Ed è da "Repubblica" del 15  Dicembre 2010, nello stesso filone dove avevo trovato questa pepita , che vi cito l'intervista a Severino Cesari, codirettore di Stile Libero.

                                    Stile Libero, perché se qualcuno vi 
                                    sta sul kaiser sappiate cosa regalargli!

Molto sobria, nello stile del miglior giornalismo italiano, la presentazione.
" Qualche nome in ordine sparso: Aldo Nove, Tommaso Pincio, Niccolò Ammaniti, i Wu Ming, Giancarlo de Cataldo, Paolo Nori, Valerio Evangelisti fino alle acquisizioni più recenti: Giorgio Falco, Antonella Lattanzi e ora Giuseppe Genna che ha speso un peana su Stile Libero e i suoi due maghetti "
Ah, distrazione! Non sono stati citati  fra gli autori della collana gegni preclari come Melissa P. o Paolo Crepet, và a sapere come mai...
Ma la parola passa a Cesari, che esordisce con un modesto " Faccio un mestiere invisibile ".
Più che invisibile, certe volte il lavoro d'un editor è intangibile  , e lo stesso Cesari dev'essere consapevole del fatto che l'operato suo e dei suoi colleghi sia- come dire- vagamente discutibile, visto che il giornalista descrive il tono di lui come " sommesso, come se ogni volta che apre(sic!) bocca ti debba chiedere scusa"
 Il giornalista pone la fatidica domanda sul perché sia invisibile, e soprattutto su cosa cacchio significhi.
Epica la risposta:

"Nel senso che non esiste davvero. Cos'è un editor? Per me è solo uno che legge e che ascolta ciò che legge. Non ci sono regole, discipline da seguire: c'è solo la tua mente che risuona di parole altrui. Naturalmente non vorrei che si scadesse in una specie di afflato mistico, perché è ovvio che esiste anche una parte tecnica. Ma non è il lato più importante ."

                                             Afflato mistico, certo, ma 
                                             con scappellamento a destra?

Ah, bé, se non altro ha detto che è importante...
WTF?!?
Rewind!

"Non ci sono regole, discipline da seguire"

Ehm,sì, lo ha detto, od almeno è quanto il giornalista abbia trascritto: nell'editing non esistono regole.
Non esistono regole.
Non.
Esistono.
Regole.


                                                      " Ah, non lo so io! "
                                                    ( Germano Mosconi)

E allora, stellina cara, come lo giudichi se un manoscritto sia buono o meno?


" Le persone che lo ascoltano sentono accadere qualcosa dentro di loro: tempeste di emozioni, paure, rabbia, gioia. Ecco, quando si è in grado di avvertire tutto questo, allora si è davanti alla nascita di un vero libro"


Qui abbiamo tre casi: Cesari non sa quel che dice; Cesari è in buona fede; Cesari è in mala fede.
Se è vero il primo caso,signori, questo è un grande omaggio postumo alla memoria del grande Monicelli: la miglior supercazzola spontanea mai detta dai tempi del Conte Mascetti.
Secondo caso? il nostro caro editor non è ancora venuto a conoscenza di quella novità editoriale di un certo Mark Twain, " Come Raccontare una Storia", apparsa appena appena 113 anni fa....
Il terzo caso, secondo me il più probabile, è che le sue dichiarazioni siano una pietosa pezza d'appoggio ai tanti autori che sono convinti che la scrittura sia un dono dal cielo,anzi, che ti venga fuori tipo starnuto
( Strazzulla said).

                                                          Il fermaporta 
                                                        di casa Cesari


Forse consapevole d'aver sparato una stronz stranezza che manco con una Gross Bertha, il nostro eroe tenta di metterci una toppa spiegando come abbia scoperto Simona Vinci:

" La storia non era messa a fuoco perfettamente. Ma c'era quel timbro particolarissimo che, in termini analitici, sintattici, linguistici, significava che la storia era fatta di immagini nette, staccate per immagini nette, staccate per paratassi, molto fotografica e poco dinamica."

Nuovo omaggio a Monicelli,meno riuscito della precedente, ma basta il pensiero.
Ah, nota alla paratassi: quando un periodo viene costruito con frasi principali cordinate fra di loro.Non eviti l'ammorbamento da avverbj ed aggettivi, ma almeno ti risparmi il prezzemolo dei gerundj...
Il signor Cesari dimostra, comunque, se non di conoscere, almeno di comprendere il meccanismo dello show, don't tell, comprensione rovinata in zona Cesarini da quel " molto fotografica e poco dinamica ", proprio l'esatto contrario di come dev'essere una buona storia, descrizioni in primis.
L' intervista prosegue allucinata, coll'editor che, ormai pronto per il neurodelirj, sproloquia di " voci" che sarebbero la cifra stilistica dell'autore(?).

                                         La Camera dei Segreti ad Hogwarts è 
                                        un buon posto  per sentire le voci
                                        di Tu-Sai-Chi dell'autore


Si recupera uno sprazzo di lucidità:

" Un autore è una specie di rabdomante che sa trovare le storie. La mia funzione è mettermi al suo servizio."

Giusto, bella come affermazione. Ma come speri di riuscirci?

" Il compito dell'editor è di far sentire che quella voce c'è, correggerla nei particolari, renderla leggera se è appesantita, più profonda se è superficiale, più estesa se è contratta. "
*Sniff* Sono a dir poco commosso, ma il mio lato kattivo mi spinge a dirottarvi su quest'articolo di Gamberetta per sapere come gli editors in Italia facciano venir fuori quella voce,e non credo che dopo aver subito quel trattamento la voce in questione dica parole adatte ai minori  ...
Concludiamo l'amena lettura facendoci svelare quale sia la missione di Stile Libero.

" Con Paolo Repetti abbiamo costruito Stile Libero nell'idea di conservare una dimensione artigianale senza prescindere dal mercato e dalle sue ragioni industriali "

                                         Povero Ugo, ormai ti 
                                         plagiano senza pudore...

Ricapitoliamo?
Abbiamo uno dei massimi editors italiani, forse il maggiore, una persona chiamata a giudicare della qualità delle opere che gli vengono sottoposte e se necessario ad intervenirci, convinto fermamente, tanto da parlarne senza pudori in un'intervista, dei seguenti punti:
  • Nell' editing non esistono regole
  • Bisogna giudicare i libri in base a delle voci che ti risuonano in testa ( Serpentese?)
  • Un'opera la si giudica in base alle emozioni che ti susciti e basta
  • Una descrizione è perfetta quando sia l'esatto contrario di quanto prescrivono le regole della narrazione
  • Nell'era degli e-books esiste ancora un piano "industriale" ed uno "artigianale" dell'editoria.

Senza commenti.
Anzi, no, uno solo: la parte sulle emozioni la si potrebbe tradurre in SMSese e copincollare in un forum di twilightrixes col nick b3LLa 1997, e nessuno noterebbe il trucco.
Buone feste.

                                      Il blog chiude per le vacanze, 
                                     augurandovi un felice 2011! Ciao!

giovedì 23 dicembre 2010

Recensegnalazioni: " Lo Strano Caso di Stoccolma"

Nel mio post precedente vi ho citato una delle tante mode editoriale del momento: i gialli scandinavi.
Premetto che non ho avuto ancora il (dis?)piacere di leggere anche solo una riga di colui che ha dato inizio a tutto ciò, ossia la buonanima di Larsson.
In compenso, ho già avuto modo di imbattermi in uno dei suoi epigoni, tal Froeberg, e nella sua articolessa apparsa su "Repubblica": venti righe vivaci quanto una lastra d'Eternit ed appassionanti quanto le Pagine Gialle.
E se è così in quella ventina di righe scarse, bé, ai posteri cosa sia un libro di trecento e passa pagine direttamente dalla sua penna...!
Lasciato Froeberg e relativa prosa alla polvere dell'oblio, m'è capitato fra le mani un libriccino a suo tempo allegato con " Sette ", per la precisione questo libriccino.

                                   TITOLO-Lo Strano Caso di Stoccolma
                                   AUTORE-Christoffer Carlsson
                                   EDIZIONE ITALIANA-Newton Compton Editori
                                   PAGINE-318

Trama: Vincent è uno spacciatore, schiavo della stessa "roba" che commercia nei sordidi bassifondi della Stoccolma più degradata. Un giorno, risvegliandosi dal suo sonno narcotico, trova legata e bendata in salotto una giovane, Maria Magdalena, depositata a mò di pacco postale dalla banda che l'ha rapita e la minaccia di morte. Vincent decide con grande generosità di aiutarla, ma in breve scoprirà, fra poliziotti corrotti, spacciatori e potenti bosses mafiosi, quanto potrebbe costare il suo " beau geste "...
Perché consigliarlo: il fatto che sia stato uno dei casi,anzi, fallen letterarj in un paese come la Svezia depone a favore.
Inoltre l'autore mostra di conoscere l'ambiente di cui parla; la caratterizzazione di Vincent spacciatore\consumatore è credibile, e personalmente ho trovato scene crude come le crisi d'astinenza nella galera di Kronobergshaektet convincenti.

Ho passato diverse notti sospeso tra incubi orribili che hanno quasi fatto di me un aspirante suicida, contorcendomi nel mio stesso vomito che è sempre più bile acquosa che altro. Mi passa la stitichezza causata dalla morfina e mi devono trascinare all'infermeria del carcere. Tremo per i brividi della febbre, mi sono cagato e vomitato addosso, grido che mi vogliono fregare, che mi vogliono incastrare.

Più avanti viene citato anche il chetobemidone( Ketogan), un oppiaceo sintetico vero flagello per i paesi scandinavi.
Perché sconsigliarlo: l'autore è un esordiente,e si vede.
Nel libro si annuisce lentamente,un'immagine riflessa in una vetrina è bugiarda e le persone abbandonano gli autobus scendendo lungo la strada.
È la fiera dei gerundj, degli avverbi (pure in "-mente"!) ed in alcuni punti, purtroppo, anche del raccontato e non mostrato-non abbastanza per rendere difficoltosa la lettura, ma abbastanza per renderla fastidiosa a più riprese.
Alcune cose, poi, non quagliano proprio.

Marko[ amico di Vincent e suo fornitore]. I suoi capelli ricci e castani ricordano il pelo di un cane, lo sguardo inquieto vaga avanti e indietro. Indossa una giacca militare verde chiaro, jeans consumati e scarponi che sembrano aver camminato nel fango.

Come spacciatore pare appena uscito da un TV-movie americano, e non è una bella cosa...

Conclusioni:Su ibs  è presente un solo commento a riguardo:

irina (13-12-2010)
basta paragonare tutti gli autori svedesi con il grande Larsson! l'ho letto in un giorno, scorrevole ma la storia non è niente di che... meglio non farsi ingannare dalla grande pubblicità che gli viene fatta.
Voto: 2 / 5


Su aNobii c'è qualcosa di più.Cito a mò d'esempio il commento di ila:




Un'overdose di morfina, da non poterne più!

Quanta morfina consuma il protagnista in 300 pagine di romanzo?? Qualche kg, mi verrebbe da pensare! Non è mai lucido, sempre allucinato e strafatto di sostanze (di cui l'autore, direi in modo preoccupante, conosce benissimo gli effetti, compresa la troppo citata "visione a cannocchiale"). Un tossico, ma anche pusher e piccolo delinquente, col solito triste passato da orfano e vittima di violenze domestiche, sullo sfondo di una Stoccolma tremenda, squallida, desolante, misera (altro che paese degli gnomi e di Pippi Calzelunghe! Un luogo di sconfinata depressione, che neanche l'America dei ghetti...).
Finisce in un incubo, di cui non conosce l'origine, e grazie alla sua indole autolesionista, riesce a renderlo ancora più tetro e nero.
Mah... Chiamarlo caso letterario mi sembra eccessivo. E' vero che in Svezia sono orfani di Larsson e vorrebbero trovargli un erede, ma non trovo che Carlsson possa essere il candidato ideale. Ok, ha solo 24 anni, ma ho letto cose migliori di autori giovani. E poi gli fare l'esame del capello per vedere cosa gli gira in corpo!!

Arrivando a me, un'anticipazione di numero 30 paginette mi sembra troppo poco per farmi un quadro, quindi, anche se gl'elementi negativi( azioni raccontate più che mostrate, troppi aggettivi,etc.) rispetto a quelli positivi
( buona caratterizzazione dei personaggj) mi farebbero sbilanciare verso un giudizio negativo per le pagine che ho letto, devo tenere in conto la possibilità che il romanzo possa migliorare strada facendo.
Ma siccome può anche peggiorare, per onestà personale non mi sbilancio.
Voto finale: Non classificato.





mercoledì 22 dicembre 2010

Se Sparta piange...

" Mi attira un chiarore che non illumina neanche il corpo della banchina. La tramontana imperversa nella notte sopra l'insenatura di Riddarfjaerden e mi sferza il viso.Mi chino in avanti e guardo nell'acqua : riflette il buio,e nel suo fondo danzano le sagome di edifici.Macinini tossicchiano sotto i lampioni, filobus svoltano l'angolo in una pioggia di scintille. Persone allungano il passo lungo i marciapiedi in uno svolazzare di mantelli, pastrani e cappelli. Là sotto giace il quartiere perduto; fu demolito e rovesciato nell'acqua.
I caffé da leggenda, i cortili in cui ci si poteva dare la mano da una finestra all'altra, le vie dalle pendenze da scalare più che da salire, i palazzi dalle travature in legno e dalle scritte in latino, gli incroci,le redazioni dei giornali,gli alberghetti presso cui stazionavano le puttane ed i ladri del porto. Il tempo si è dissolto, ma il luogo è lo stesso. Prendo il mio iPhone dalla tasca, avvio il programma delle mappe,vedo la mia posizione che assume la forma di una pallina blu che pulsa nel cuore di Stoccolma.Su un' isola, sullo stretto che separa il terzo lago della Svezia per grandezza della Svezia, il Maelaron, dal Baltico.La città sull'acqua, la Venezia del Nord. M'ergo su Riddarholmen, là dove la Luna è sorta. Sotto di me nell'acqua giace il quartiere perduto, ma alle mie spalle si stende il quartiere morto. Qui, dove tutti i meridiani e le parallele di Stoccolma s'intersecano,non abita più nessuno.
I palazzi sono orbite di teschi, e  nei ciottoli delle piazze non risuona ora nessun passo. Le ossa di antichi re e regine riposano sotto i pavimenti in pietra fra velluti ricamati in oro. Ma se io seguissi la banchina [...] vedrei dall'altra parte dell'acqua che lì il sogno della modernità si è realizzato in città. "
Peter Froeberg Ioling," La Repubblica ", 15 Dicembre 2010

                          Veduta di Stoccolma dalla baia di Riddarfjaerten.

Personalmente ho trovato questo articolo di Froeberg, uno dei giallisti scandinavi presenti in forze nelle nostre librerie, molto bello, tanto da sentire impellente il bisogno di ricopiarlo.
Niente sbrodolamento d'aggettivi, nessun avverbio in "-mente" o simili a fare da pendaglio per ogni verbo, ma solida concretezza nordica sin nelle virgole!
Davvero una boccata di ossigeno per noi poveri lettori italiani, stretti come siamo fra il fantasy monnezzone all'italiana e gl'asfittici romanzi tre-camere-e-cucina...

                                                   SORPRESA!

" Un chiarore appena percettibile mi attira verso il bordo della banchina. Il vento notturno imperversa gelido sopra l'insenatura di Riddarfjaerden. Mi chino in avanti e guardo nell'acqua nera. Giù nel profondo vedo edifici fiocamente illuminati. Automobili antiquate passano sotto i lampioni, filobus svoltano l'angolo in una pioggia di scintille luccicanti. Personaggi con in testa il cappello ed avvolti in pesanti pastrani e mantelli camminano frettolosi lungo i marciapiedi. Là sotto giace, il quartiere perduto. Quello che fu demolito e rovesciato giù nell'acqua. I caffé leggendari, gli angusti cortili, le ripide pendenze delle vie, i palazzi plurisecolari, gli incroci, le redazioni dei giornali, gli alberghetti sordidi. Il tempo si è dissolto, ma il luogo in sè è lo stesso.Prendo il mio iPhone dalla tasca, avvio il programma delle mappe, vedo la mia posizione assumere la forma di una pallina blu che pulsa gentilmente, piantata proprio nel cuore di Stoccolma. Su un'isola, nello stretto sottile che separa il terzo lago per grandezza della Svezia, il Maelaren, dal Baltico. La città sull'acqua,la Venezia del Nord. Sono ritto sul margine occidentale di Riddarholmen. Sotto di me nell'acqua giace il quartiere perduto, ma alle mie spalle si stende il quartiere morto. Qui, nel punto più centrale di Stoccolma, non abita nessuno. I palazzi sono vuoti, la piazza acciottolata deserta. Avvolte di veluto ricamato in oro, le ossa di antichi re e regine del paese riposano sotto i pesanti pavimenti di pietra della chiesa di Riddarholmen. Ma se seguissi la banchina[ ...] vedrei dall'altra parte dell'acqua qualcosa di totalmente diverso. Lì, il sogno della città moderna si è realizzato."
No, signori, non è un seguito scandinavo dell' indimenticato Ancess-Le Chiavi del Fato , che grazie a Gamberetta e Zweilawyer tanto ci ha fatto sbellicare: è che per un attimo ho voluto provare l'ebrezza erotica di sgranare stronzate a raffica come i migliori critici professionali, ma non ce l'ho fatta, sorry.
Che volete, troppo giovane per avere le due dita di pelo nello stomaco assolutamente necessarie-quello sopra è sempre  l'articolo di Froeberg, ma stavolta in versione originale e non editata dal sottoscritto.

                                            Copertina di " Le Chiavi del Fato "

Penso che io, scrittore dilettante, neanche a farlo apposta metterei in fila tanti errori, di stile se non di grammatica, quanti Herr Froeberg, romanziere professionista. e, no, la differenza fra Italiano e Svedese non è una giustificazione.
D' accordo, la traduzione a brutto male si vede in perle come la virgola fra soggetto e verbo in " là sotto giace, il quartiere perduto ", roba che manco i bambini speciali alle Elementari, ma non credo che il traduttore sia respnsabile anche dello stile, francamente imbarazzante.

Lo Svedese è una lingua simile al Tedesco per il lessico, ma simile all'Inglese per la struttura : niente casi né declinazioni, neppure per i verbi( grazie, corsi di linguistica! )
                                                              
Aggettivi vaghi come  perduto o morto( ma che stai a ddì!? ), pleonastici come scintille luccicanti (perché,esistono anche scintille tenebrose ?!?) o semplicemente inutili come pesanti pastrani( come è noto, esistono anche i pastrani da estate...), parolaccie come avverbi in "-mente" e non quali una pallina blu che pulsa gentilmente ( già che c'era, in effetti, poteva anche mannattece) ed infine l'oscena combo aggettivo+aggettivo di acciottolata deserta ( stop, aggiungerebbe Dalla...), quindi, sono osceni sia in traduzione sia in lingua originale, per di più una lingua fisicamente portata alla concretezza.
Il fatto che questo sia un articolo di giornale, e non un racconto, non depone poi a favore dell'autore, ma contro : sapete quanto ho messo a (ri)scrivere quell'articolo? Un'oretta scarsa, correzioni comprese!
Cos'ha impedito a Froeberg di cacare  queste due o tre righe scrivendole con tutti i crismi?

                        Se pensate a loro, no, non sono una valida giustificazione!!!
                      
Un brutto vizio della cronaca italiana è di stare sulla notizia per "sciami";un giorno ci sono i chirurghi macellaj, il giorno dopo gli Zingari rapitori di bambini, il giorno dopo ancora i cani killers...
Un ancor più brutto vizio dell'editoria italiana è di ripigliare questo schema e di usarlo pari pari per decidere cosa portare in libreria; abbiamo avuto il momento dei maghetti ai tempi di Harry Potter, ora abbiamo il momento dei giallisti scandinavi sulla scìa di Laarson, e fra poco magari avremo il momento degli ippopotami rosa assassini!
Non basta la produzione autoctona, leggi gl'imbrattacarte itaGliani,o proprio non ci puoi ricorrere, e svedesizzare Scognamiglio è proprio dura, signora mia? Non importa!
Basta pigliare il King norvegese dei poveri o la Meyer inglese della mutua, fare una traduzione mongol-style in tempi da pit-stop, gettarlo in libreria a calci là dove non batte il sole, e poi passare all'incasso: per la legge del mercato qualche pollo tuo da spennare lo troverai sempre, quando scatta la moda libraria X o Y.
E allora perché spremersi per trovare roba decente?

                              Sì, l'Amazzonia viene abbattuta per questo...

Perciò, se un libro ha valicato le Alpi ed è adesso nelle nostre librerie, se un libro ha avuto un gran successo in Europa ed ora è anche in questa succursale dell'Africa( Nera), se un autore di fantascienza si chiama Smith e non Brambilla, ricordatevi sempre questo, prima di mettere le mani in saccoccia e sputtanare 20€ guidati dall'esterofilia italiota:
tradurre un bravo autore estero; farlo arrivare in libreria;far risaltare per converso il valore medio-basso della nostra offerta.
Dove starebbe il tornaconto per Lord Rizzoli e Lord Mondadori e relativa compagnia d'orchetti?

                                        Acquisti in una libreria italiana

Oltre ai siti di Gamberetta, del Duca, di Zwilawyer e di molti altri che adesso dimentico, esistono altre due stelle polari per evitare sòle,che coll'approssimarsi di Natale crescono esponenzialmente come il tasso di colesterolo a tavola e nel sangue: Ibs ed aNobii .
Ve li raccomando-anche se lì le critiche sono da prendere colle molle e discriminate caso per caso, non saranno mai bugiarde quanto quelle che appaiono sulla carta da cesso stampata.
Mi piacerebbe mettere nel novero anche il mio di sito, ma sono abbastanza onesto da sapere che, al momento,peccherei di ybris, visto che ne ho da mangiare di polenta....
A breve, comunque, un po' in ritardo per farvelo trovare sotto l'albero di Natale, ma forse abbastanza prima di farvelo trovare dal coniglietto di Pasqua, mi dovrei cimentare anche io con una mia critica letteraria, magari in più puntate: "Acciaio" di Silvia Avallone.
Spero che vi piaccia... ^_^
Stay tuned for other posts!


             " Basta trash italiano! Da oggi vado in America! Bookstores, arrivo!"
             " Ehm, ti ricordi da dove viene la Meyer, vero...?"
             " Ma porca...!!! "

sabato 18 dicembre 2010

Le chiacchiere sono paglia

Nella mia presentazione ho detto che uno degli argomenti del blog sarà la critica letteraria.
Ma cos'è la critica, domando...?
" È il giudizio espresso riguardo ad una data opera... "
Bene, se nella vostra mente avete incominciato a visualizzare la classica formuletta, imparata a pappagallo sui banchi di scuola e poi applicata in ogni discussione dal bar fino alle redazioni di giornale, l'immagine sotto fa per voi.

" Scalata al fallimento ", e voi ne avete appena fatto almeno due o tre gradini con successo...


Quella è sì critica, d'accordo, ma personale, e sta alla critica professionale quanto una 500 sta ad una Ferrari:
belle macchine entrambe, certo, ma con quale delle due correreste un Gran Premio?
" È vero, Doc, ma tanti critici professionisti giudicano così... "
Già me la immagino la replica.
Tanti critici giudicano così,vero...e sbagliano!
Volete un nome?
Antonio D'Orrico, critico letterario su " Sette ", supplemento del " Corriere della Sera ", il maggiore giornale italiano ed uno dei maggiori in Europa.
In anni di ( infelice) lettura della sua rubrica del Giovedì, avessi io mai trovato un giudizio oggettivo che fosse uno!
In compenso un fiume, un florilegio, una caterva di " mi piace ", " odio ", " mi ha lasciato freddo " ed altri giudizj soggettivi, cosa su cui gli ho inviato a sua tempo una bella e-mail in cui gli scrivevo in forma estesa quanto vi sto ora riportando in sintesi.
Me l'ha pubblicata, e questo va detto.
Me l'ha pubblicata censurata,tagliata e rimontata come voleva lui, e va detto anche questo...



                                Certi articoli li fanno proprio per incartare la verdura...


E tanto che parliamo di "Sette", vorrei citare a questo riguardo un bell'articolo su " Persecuzione " di Alessandro Piperno, dalla penna di Pierluigi Battista,sul numero del 9 Dicembre 2010.
Sì, Pierluigi Battista, il notista politico del " Corriere ", per l'occasione diventato critico letterario.



A che servono cinque anni di Lettere&Filosofia per imparare le basi della letteratura, quando scrivi già su un giornale a diffusione nazionale?
Ed a che servono sei anni di Medicina per imparare la chirurgia, quando hai il gioco sopra?

Fulminante, forse da querela, l'incipit sull'opera piperniana.
" Capolavoro,no: troppo impegnativo e pomposo."
 Che dire,se non che già dalle prime righe capiamo che il nostro P.G. Battista,o Cerchiobottista, come l'ha soprannominato Travaglio per motivi non immediatamente comprensibili, non la manda di certo a dire all' autore?
Ed infatti appena sotto troviamo un
" Non credete che il romanzo sia bellissimo ? "

                                          Una risposta breve e concisa.

Notevoli anche gli alti laj di Piggì sul fatto che il romanzo, anzi, la "meraviglia" non sia stato accolto ovunque colle meritate scene di isteria collettiva : frasi come " mistero doloroso ","bocciata da persone e conoscenti con le quali mi capita molto frequente di condividere gusti " e " e ancora la cosa sucita sgomento " denunciano nella loro crudezza V.M.18 il giusto stupore verso cotanta incompresione...
The best is yet to come, gentlemen, perché ora arriva la parte migliore, quella che m'ha fatto ridere per non piangere come un imbecille al tavolino del caffé dove leggevo l'articolessa battistiana.
" Inutile cavarsela con le solite formule di rito del recensionismo professionale: è scritto benissimo,è pervaso di amara ironia, è pieno di personaggi straordinari eccetera eccetera..."
Eccetera UN KAISER!
A parte le virgole prima degli " eccetera ",probabilmente rifugiate in Congo, ti sei scordato, Battistuccio caro, ch quelle non sono " le solite formule di rito del recensionismo professionale " : quelle sono le formule di rito di D'Orrico e dei suoi( tuoi) compagnucci di merende, sono le formule di rito di chi si mette dal balcone a cioncionare come un vecchio all'osteria sul governo ladro, sono le formule di rito di chi non è capace di giudicare un libro sul rispetto delle fondamentali della letteratura come lo show, don't tell perché non sa nemmeno dove stian di casa !



                              La lista dei 10 libri da regalare assolutamente 
                             per Natale viene annunciata alla folla festante

Scrivere d' un libro che è bello perché i dialoghi sono appropriati per ogni personaggio, le descrizioni sono dinamiche e non si sbrodolano aggettivi inutili è un giudizio oggettivo, valido per D'Orrico, per Battista, per il Doc. West e per ogni abitante di questa palla di fango.
Scrivere d' un libro che è bello perché sì, perché piace a tanti ed anche al sottoscritto, è un giudizio soggettivo, che può essere valido per me, ma non per Battista; o magari per Battista, ma non per me e D'Orrico; e così via...
Quindi, torno sul personale e lancio un avviso ai naviganti : è sulla base del primo principio che io baserò le mie critiche, non su come mi sono alzato la mattina della recensione.
" Ma in questa maniera, Doc, il tuo giudizio quanto vale ? Tanto vale farle scrivere da un PC le recensioni..."
Giovane quanto Matusalemme,inaspettata quanto il sole dopo la pioggia, ecco arrivare la solita replica sulla presunta meccanicità a cui ti costringerebbero le regole del buon scrivere, pastoje crudeli tese dalle Spietate Leggi del Mercato© a cui solo gli Autori Coraggiosi® sanno reagire, scrivendo libri di Letteratura Vera®, di cui solo il volgo rozzo e plagiato dai bestsellers americani può parlare e scrivere male...!
Rispostina semplice semplice: il metodo rimane lo stesso, ma la materia trattata cambia ogni volta.
Un romanzo fantasy scritto benissimo, ma ambientato nel solito Medioevo di cartapesta,può ottenere lo stesso voto d' un giallo tirato un po' via, ma in cui si scopre che l'assassino è un ippopotamoide rosa del pianeta Xyzz, perché in questo caso io, Doc.Herbert West, posso sì usare le regole sopra per giudicarlo tirato via, ma anche rilevare, ed usare come attenuanti , i motivi per cui l'autore, pur dimostrando un'eccelente fantasia, zoppica nello scrivere la storia : è un esordiente; l'editing può non essere stato adeguato, od inesistente come capita spesso in Italia; non esistono ippopotamoidi rosa assassini a cui fare riferimento nella letteratura mondiale; eccettera.

                                                  " Ispettore, si sbaglia! 
                                                   Non sono stato io !!! "

Perciò, se salverò l'autore X, stroncato da cani e porci, o stroncherò l'autore Y, acclamato dalla critica mondiale, non sarà perché ci ho fatto testa o croce o tirato i dadi, ma lo sarà in base a criterj scientifici, inoppugnabili ed oggettivi.
Se non sarete d'accordo, fatemelo comunque sapere con un commento : risponderò più che volentieri.
E se proprio dissentirete su tutta la linea, bé, la croce bianca in campo rosso sulla sinistra esiste proprio per questo...
^_^
Stay tuned for other posts!

venerdì 17 dicembre 2010

Presentazioni...

Hyde Park, lo Speaker's Corner, là dove ogni suddito di Sua Graziosa Maestà britannica, nel caso ne senta l'impellente bisogno, può issarsi su una cassetta da frutta a dissertare del più o del meno davanti ai passanti. Avevo 6 anni quando mia mamma, durante un viaggio a Londra, mi mostrò quell'angolo, e per anni non ne ho capito il senso.
Poi è arrivata Internet.
E adesso, passato ormai qualche anno, è il mio turno di salire sopra la mia cassetta personale, e parlare.
Letteratura, innanzitutto : letteratura italiana, per la precisione, e non solo per amor di Patria, ma anche perché nella nostra letteratura operano alcuni meccanismi editoriali che, pur e forse proprio nella loro provincialità, offrono un buono specchio di cosa voglia dire scrivere al giorno d'oggi.
Le boiate del King o del Brown di turno,comunque,avranno la loro fetta di gloria fra queste pagine!
Argomento fratello sarà la critica letteraria : uno dei meccanismi di cui parlavo prima è la totale disonestà dei nostri critici letterari, pappa e ciccia cogl'autori di cui dovrebbero giudicare le opere e totalmente ignoranti dei più elementari fondamenti come lo show, don't tell.
Se non avete mai letto una stroncatura di Faletti sul "Corriere", tanto per fare nomi, un motivo ci sarà...
Non ci allontaniamo poi di tanto colle opere personali : si calcola che l'1% della popolazione mondiale abbia scritto o pubblicato qualcosa, e io faccio parte di quella schiera.
Romanzi,novelle e gli stessi posts che scriverò non aspettano altro che il giudizio di voi che approderete in questi lidi!
Ah, giudizio ovviamente più che ben motivato: chi scrive i commenti tipo " aH!Km oZI skrvr qsT D <inserire nome a caso>" e simili, può anche accomodarsi  in cu...ehm, fuori.
Lo sapevate che nel Medioevo i concetti di autunno e primavera erano sconosciuti? E che l'ultima condanna per stregoneria si è avuta in Inghilterra nel 1942? Sapevatelo grazie all'angolo sulla Storia!
E infine, varie&eventuali: se un TG può mettere assieme la costituzione dell'n-esimo partitino, 30 secondi dedicati a 800 morti in un'alluvione nel Vattelapeskistan e tre servizi su tette,cuccioli e regali di Natale\compleanno\Ferragosto(?), non vedo perché non potrei farlo io ...
Dunque,appuntamento per tutti al prossimo articolo!
Ciao!


Un' immagine alla pene di levriero.D'altra parte, è il mio primo giorno ...